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La Nave, Cenerentola, Jovanotti e la spirale del tempo

Qualche giorno fa mi trovavo intorno ad un tavolo con Matteo Seno e quelli della Prima Minga. Parlavamo della rappresentazione del tempo. Siamo partiti che per me  la migliore era il cerchio e per Matteo la linea e alla fine ci siamo trovati sulla spirale, che poi guarda caso è pure il simbolo della Permacultura. E’ stata una bella chiacchierata in una bella giornata.

Ora credo di aver trovato un esempio interessante di come la spirale descriva meglio lo scorrere del tempo rispetto alla linea a cui siamo abituati e lo vorrei condividere con voi.

La prendo alla lontana, ma ci arriviamo, promesso.

Stamattina mi hanno svegliata Shira e Johnny, me li sono ritrovati entrambi alle sei sul nuovo letto di pallett. Dopo mezz’ora di coccole sotto lo sguardo truce di Ecuador, che disapprova il mio rapporto con i cani, ci siamo alzati (io, i cani e il gatto) ed è iniziata la mia giornata. Ho fatto molte pulizie, mentre gli altri piano piano si svegliavano. Dopo aver innaffiato l’orto, già che mi trovavo con la gomma in mano ho lavato la macchina, poi ho fatto un paio di lavatrici, ho piegato le cose e le ho messe nell’armadio in camera dei miei, dove, già che c’ero ho rifatto il letto e non elencherò tutto il resto perché ho pietà di voi. Nel frattempo pensavo. Prima di tutto mi stupivano alcune cose, tra cui il fatto che non era male dedicarsi a lavori pratici, direi che è quasi terapeutico. E non capivo come mai mi era sempre pesato così tanto. E mi veniva in mente metti la cera-togli la cera di Karate Kid. Che poi ho rivisto un paio di volte su qualche pullman tipo in Colombia.

Di fatto, la meditazione può passare anche per un atto ripetuto come dipingere, pulire o lavare un’auto. Eppure a me tutte queste cose pesavano da morire, una volta. E, mentre pulivo, osservavo il modo in cui si facevano le cose a casa mia. C’era un alone di noncuranza, un’abitudine a non vedere le cose, ma a concentrarsi solo su quello che si aveva deciso di fare, anche se sarebbe stato molto facile fare un pezzettino in più. Quel pezzettino che quando  lo facevamo poi ci sentivamo meglio perché era tutto finalmente a posto. Continue reading

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Grazie!

(english below)

Questo post è per coloro che sono vicini in tanti modi, contribuendo con la campagna di crowdfunding, con consigli, condividendo i nostri post, scrivendoci, leggendoci e facendoci sentire il loro affetto.

Sono sei mesi che stiamo viaggiando, abbiamo attraversato 5 paesi, dormito in 55 posti diversi, conosciuto un’infinità di persone e di esperienze interessanti.

Per questo volevamo ringraziarvi.

Perchè questo viaggio si sta rivelando un susseguirsi di scoperte e di occasioni di crescita.

Quindi grazie:

Grazie per gli occhi di Anna del Valle mentre ci dice che l’autogestione è come il tango,
grazie per il caffè con Nora e Mirta delle madri si Plaza de Mayo,
grazie per la libreria più bella del mondo a Montevideo,
grazie per il vento e i leoni marini di Cabo Polonio
e per i pinguini e le orche marine di Puerto Madrin,
grazie per il NO A LA MINA di Esquel,
grazie per i Mapuche in Argentina e a Temicuicui,
grazie per le biocostruzioni e per il pisco sour, grazie per le empanadas e la tessitura sulle sponde del Pacifico,
grazie per la tessitura in Bolivia,
(no, non abbiamo imparato a tessere)
grazie per il teatro sociale,
per i bambini del mercato di Sucre,
grazie per i vulcani, le saline e le dune,
grazie per i canyon e per i lamini,
per gli argentini e i portoghesi fenomenali,
grazie per il Titikaka, le isole del sole e le isole che galleggiano,
grazie per le vie di La Paz, per la plaza San Francisco con i suoi spettacoli di strada e per il Carretero dove abbiamo conosciuto tutto quelli che li facevano,
grazie per le trufas e per i racconti su come inventarsi un lavoro in ogni strada del mondo,
grazie perchè cachay, ché, weon, pues, boludo, zarpado, chevere sono tutte parole che ora hanno un senso e una precisa collocazione geografica,
grazie per il valle sagrado, per cusco, il Machu Picchu e le camminate infinite sulle linee del treno, le tende in riva al fiume, il pane con le olive e i rollos de cannella, gli hippies e i biscottini,
grazie per le stelle, cadenti e non,
grazie per i cactus disgustosi,
grazie per il ceviche con chicharrones,
per i charanghi e per il miglior charanghista del mondo,
grazie per Cerati, per Luca Prodan, per i Sui Generis e per i Calle 13,
dai, grazie anche per la cumbia,
grazie per la permacultura, la biodinamica, per Steiner, Masaru Ermoto e i messaggi dell’acqua,
grazie per la pachamama, per il newen, per la wallmapu, per le machi e i waichafe,
grazie per averci fatto scoprire che un altro mondo esiste davvero,
e per averci motivato a raccontarvi tutte queste storie,
grazie per tutte quelle che ancora vi dobbiamo raccontare.
(e ora andate a vedere sotto, che ci sono le foto!!)
For our English speaking friends:
This post is for those who are helping and have helped us in many ways, such as contributing to our crowd funding campaign, giving us advise, sharing our posts, writing to us, reading and making us feel their  affection.
It’s been 6 months since we started traveling. We passed through 5 different countries, we slept in 55 different places, we met masses of interesting people and their life experiences.
So, we’d like to thank you, as this trip is being for us a long series of discoveries and occasions to grow up.
So, thank you guys…
Thank you for the glare in Anna del Valle ‘s eyes while she said that self-management is like a tango,
thanks for the coffee with the Plaza de Mayo mothers, Nora and Mirta,
thanks for the most beautiful bookshop in Montevideo,
thanks for the penguins and the killer whales, of Puerto Madryn,
thanks for the NO A LA MINA movement in Esquel,
thanks for the Mapuche in Argentina and in Temicuicui,
Thanks for the bioconstruction and for the pisco sour,
thanks for the empanadas and the weaving at the Pacific coast,
thanks for the weaving in Bolivia, as well,
(no we can’t weave now)
thanks for the social theatre,
thanks for the children in Sucre’s market,
thanks for the market, for the salines and for the dunes,
thanks for the canyons and for the llamas,
thanks for the phenomenal portuguese and argentinians,
thanks for  Titikaka, its Sun and floating islands,
Thanks for the streets of La Paz, for the San Francisco square with its street theatre performances and for all the buskers we met at El Carretero hostel,
thanks for the trufas and for the stories about how you can invent yourself a job in every street of the world,
thanks because as of  now cachay, ché, weon, pues, boludo, zarpado and chevere are words with a meaning and precise geographical origin,
thanks for the valle sagrado, for Cusco, for Machu Picchu and the endless walks on the train line, for the tent on the river shore, the olive bread, the cinnamon rolls, the hippies and the biscuits,
thanks for the stars,
thanks for the disgusting cacti,
thanks for the ceviche with chicharrones, 
thanks for the charango and for the world’s best charango player,
thanks for Cerati, for Luca Prodan, for the Generis and for Calle 13,
ok… thanks for the cumbia as well,
thanks for permaculture, biodinamic, for Steiner, Masaru Ermoto and the water’s messages,
thanks for  Pachamama, for the newen, for the wallmapu, for the machi and for the waichafe, 
thanks for making us discover that another world does exist,
and for motivating us to tell you all these stories
and thank you for those that are still to be told.

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Impressioni boliviane

‘Come la Bolivia non ce n’è. Sono stato in Ecuador, Colombia, Perù in questi due anni, ma la Bolivia non ha paragone!’. ci ha detto Alessandro, giovane viajero di Milano incontrato a La Paz, che ormai parla italiano con un forte accento spagnolo.

Noi siamo ancora troppo freschi per fare affermazioni così definitive, quel che è certo per ora è che la Bolivia non ci ha lasciato indifferenti.

L’ingresso. In Bolivia si entra a piedi. Noi ci siamo arrivati passando dal Nord dell’Argentina, con un bus per La Quiaca, ultima città prima della frontiera, che si raggiunge camminando. Alla dogana mostriamo il passaporto, riempiamo un foglio e siamo pronti per aprire zaini, passare per metal detector, i soliti rituali a cui ci siamo (quasi!) abituati. E invece no. Non ci controllano nulla di nulla. Passiamo un ponte e siamo in Bolivia, a Villazon, città squallida di mille contrabbandi.

I paesaggi. Qui non c’è il mare, potrebbero dire gli Statuto, ma a parte questo si trovano climi diversi e paesaggi da brivido. Le montagne dominano ad Ovest, dove abbiamo passato i primi giorni, in un tour che ci ha portati da Tupiza a Uyuni, famosa per il deserto di sale più grande del mondo, con i suoi 10.582 km² . Quattro giorni tra i 3.000 e i 5.000 metri, tra lagune di tutti i colori, montagne che sembrano disegnate, geysers e lama come se piovessero. E di notte, sua maestà Il Freddo, con picchi di -25º in rifugi rigorosamente non riscaldati. La Paz, invece è incredibile, una città a oltre 3.600 metri che sale e che scende. Ieri siamo andati nella parte alta, dove vedi letteralmente le punte delle montagne. Da lì con un pulmino ad una velocità folle, in cui ho riscoperto la fede, siamo scesi per tre ore ed il paesaggio è cambiato completamente. Dopo una valle innevata è ricomparsa la vegetazione e ci siamo trovati circondati dalla giungla! Continue reading

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Primo articolo per WOTS sulle imprese recuperate in America Latina e in Europa

Siamo lieti di annunciare l’inizio della collaborazione tra storiedellaltromondo e Walking On The South (WOTS?), un collettivo di studenti e ricercatori indipendenti nato con l’obiettivo di divulgare della ricerca accademica e dell’informazione in campo sociale, economico e politico.

Il nostro primo articolo è intitolato Occupazione e autogestione in Argentina e Uruguay. Una strada percorribile anche in Europa?

Parla di cosa sono le imprese recuperate, di come sono nate, di come si sono sviluppate in Argentina ed Uruguay e di quali sono i maggiori ostacoli che chi recupera un’impresa deve affrontare.

Si passa poi al caso europeo, chiedendosi se l’occupazione e l’autogestione delle fabbriche possa essere una possibilità nei casi frequenti negli ultimi anni di chiusura o de-localizzazione di imprese. La risposta che ci siamo dati è sì, purché ci sia una legislazione adeguata che accompagni i lavoratori nella fase di transizione.

Trovate l’articolo completo seguendo questo link:

http://wots.eu/2014/06/06/occupazione-autogestione-argentina-uruguay-strada-percorribile-in-europa/

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Neuquen e il fracking

Torniamo in Argentina con i nostri racconti, che a questo punto di faranno sparsi. Oggi vi parliamo di Neuquen, la nostra ultima tappa prima del Cile, che ricorderemo per l’ospitalità di Carlos e Alicia ed in particolare per la maratona di asado nel weekend.

Ma non solo.

Neuquen è una terra dove abbiamo visto da vicino le contraddizioni della politica estrattivista argentina. Si trova nella Vaca Muerta, regione ad alta concentrazione di idrocarburi, in particolare petrolio e gas. Regione che Cristina Kirchner ha ribattezzato Vaca Viva dopo aver firmato a giugno un accordo tra Chevron e YPF per l’estrazione di petrolio e gas non convenzionali.  Continue reading