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Il miglior charanghista del mondo

Questa storia narra del nostro incontro con il miglior charanghista del mondo, Ernesto Cavour, a La Paz, tra una trufa e l’altra.

Ma, prima di tutto, potreste chiedervi che cos’è un charango… Domanda lecita, visto che lo ignoravamo anche noi fino a pochi mesi fa. Si tratta negozio srtumenti la pazdi uno strumento andino a dieci corde, come una piccola chitarra, che si trova nella musica di Bolivia e Perù e si può comprare per due soldi in molti mercati e negozi. Ne abbiamo adottato uno anche noi! Si chiama Manolo e siamo in fase apprendistaggio lento…

Per darvi un’idea ancora più chiara ecco un video con charango e charangista in questione, che vi consigliamo come sottofondo di lettura:

alberto la pazIl merito di questo incontro è in gran parte di Alberto, amico girovago, incontrato la prima volta a Santiago e ritrovato in diversi posti lungo il cammino. È stato lui, tra gli altri a consigliarci El Carretero, dove si trovava anche lui, prima di ripartire alla volta dell’Ecuador.

Quando siamo arrivati, Alberto ci ha parlato del museo degli strumenti musicali, dove, con l’equivalente di 50 centesimi di Euro, simuseo strumenti musicali possono ammirare un sacco di strumenti andini e molti strumenti inventati da questo genio della musica, tra quali una chitarra con due manici, un charango minuscolo, un altro a forma di cuore con doppio manico e un flauto di pan (zampoña) dove ci sono tutte le note…

Ogni venerdì questo grande charanghista inventore (che ha pure una pagina su wikipedia!) si esibisce insieme ad altri in un concerto, che non ci siamo lasciati scappare.

Il concerto è stata un’esperienza incredibile, ancora di più considerando il prezzo ridicolo pagato per vedere 6 musicisti in uno cavour concertospettacolo con strumenti musicali mai visti, suonati con grande maestria e capacità d’intrattenimento. Il Maestro Cavour è stato l’ultimo a salire sul palco e ci ha lasciati a bocca aperta con le sue storie e la sua interpetazione mentre suonava diversi strumenti di sua invenzione… Guardandolo non ho potuto evitare di pensare a che bellezza sarebbe stata intervistarlo e così sono andata a domandarglielo alla fine della sua esibizione. La risposta è stata: ‘passa al museo, io ci sono sempre al pomeriggio’, e così pochi giorni dopo sono andata e sono tornata con un invito per il giorno dopo a casa sua.

Ci siamo andati in tre, io Marco e Alberto, in una casa nel centro, accanto al Mercato de Los Brucos. Dopo un po’ di attesa, Ernesto è DSC_0757arrivato e ci ha fatto salire nella sua casa, piena di quadri, regalati da diverse persone da tutto il mondo. Durante il pranzo con estrema semplicità e umiltà ci ha raccontato di come è iniziato il suo amore per la musica. Ci ha raccontato che la sua è una famiglia povera e che fin da piccolo ha desiderato imparare a suonare, i suoi genitori però non erano per niente d’accordo perchè ‘i musicisti sono tutti perditempo e ubriaconi’.

Lui però ha deciso di seguire quella che sarebbe stata la sua strada e ha imparato a suonare il charango. il processo è stato lungo e difficoltoso ‘ci ho messo 30 anni a imparare bene, perchè nessuno mi cavour giapponeha insegnato. Così, ho deciso di pubblicare un libro che spiegasse un metodo per suonare il charango. È stato il primo che è stato fatto in Bolivia’. Al museo abbiamo notato che c’erano molti quadri dal Giappone e la locandina di un film di cui lui ha curato la colonna sonora, per cui gli abbiamo chiesto l’origine del suo rapporto con questo paese. La risposta è stata ancora una volta molto semplice: ‘mah, ogni tanto vengono persone qui che vogliono imparare a suonare il charango. Sono venuti questi giapponesi e abbiamo iniziato una collaborazione.’

Gli chiediamo dei suoi viaggi in giro per il mondo, per suonare. ‘L’Europa non mi è piaciuta per niente, tutto così ordinato, così caro, niente a che vedere con la vita che c’è qua in Bolivia’. Ci racconta di quando era a Shangai e lo prendevano in giro per la povertà del suo paese e riferendosi al charango, tra le quinte di un concerto, un altro musicista gli ha chiesto se in Bolivia erano troppo poveri per permettersi una chitarra più grande.

Ci parla del museo, delle sue invenzioni ‘la zampoña con tutte le tonalità è stata proprio una bella idea, ci puoi suonare qualunque cosa!’, il museo invece ‘ha un po’ di problemi economici in questo momento’ e noi rimaniamo a bocca aperta pensando a quanto poco abbiamo pagato per il concerto ‘ma la musica è deve essere accessibile’, per tutti.

Finito il pranzo deve andare ad una riunione, camminiamo insieme fino alla piazza, nel percorso ci offre della frutta secca e dei pop corn dolci. Insomma, quest’uomo, che inventa strumenti musicali, che ha creato il primo metodo didattico per l’apprendimento del charango in Bolivia e forse nel mondo, che ha visto migliaia di palcoscenici, che canta recita e che ha musicato un film giapponese è un nonnino! Una persona semplice e dignitosa, che non si è dimenticata mai da dove viene e quali sono i suoi valori.

È stato un onore sedere ad una tavola insieme a lui!

 

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