Se nella fase pre-partenza siamo stati accompagnati dall’APP, questa prima fase porteña è stata caratterizzata dagli imprevisti. Non troppi, in realtà, ma piuttosto incisivi.
La disorganizzazione, invece, è un’amica fedele, che si trova molto bene con le care e già citate pigrizia e procrastinazione. Disorganizzazione ti accompagna tutto il giorno e fa sì che la sera ti ritrovi stanco e affaticato chiedendoti che cos’hai concluso. La risposta non è niente, è meno. Meno di quello che avremmo potuto fare seguendo un piano, per esempio. Diciamo che questa sensazione ci è abbastanza famigliare in questi primi giorni a Buenos Aires.
Abbiamo i contatti, abbiamo una casa grande e confortevole, relativamente poco di cui preoccuparci eppure dopo 10 giorni la maggior parte delle cose sono ancora da fare. Tipo capire esattamente dove andremo quando partiremo da qui, chi incontreremo, come ci sposteremo, chi ci ospiterà. Oltre a questo, dobbiamo incontrare almeno tre fabbriche recuperate, le madri e le nonne di plaza de Mayo, due cooperative, due giornali indipendenti. E non siamo neanche mai usciti la sera! Per fortuna tra poco arriverà Panico e si porterà dietro Efficienza e tutto si risolverà. Va sempre così.
Gli imprevisti sono stati due. E soprattutto il primo ha decisamente aiutato Disorganizzazione contribuito a farci perdere un po’ di tempo…
La storia dell’imprevisto numero uno è abbastanza paradossale, come avrete potuto notare ad un certo punto il sito è scomparso. E poi è riapparso, ma diverso, più bello, possiamo anche dire. Tutto ciò non è dovuto a motivi tecnici, ma ad un grosso malinteso ed una buona dose di egoismo da parte di qualcuno che il karma penserà a punire. O forse un sicario, chissà. Ma per fortuna San Antonello da Londra ha dedicato una giornata a trasferire e ricostruire il nostro sito e a farlo così bello, con noi in diretta dall’altro lato a recuperare password e a dare supporto. Ora mancano solo le traduzioni e qualche quisquilia e poi dovremmo essere a posto.
L’imprevisto numero due ve lo raccontiamo che è abbastanza divertente, ed è collegato al sottotitolo. Nel risveglio del lunedì ansiogeno dell’ AIUTO!Mancano dieci giorni, ci siamo finalmente decisi ad andare da un concessionario alla ricerca della nostra futura brum brum.
Io ero decisamente in ansia sulla questione da quando un tassista ci aveva detto che sotto i 7.000 euro non avremmo trovato nulla di decente. E il tassista ci aveva preso. La macchina più adatta, anche se non rossa, era una berlingo da 7.800€. Visto che però ci piaceva e che il venditore ci ispirava fiducia, abbiamo deciso di andare avanti e chiedere maggiori informazioni. Il venditore è il signor Jorge, originario di Alessandria, che interrompeva le dimostrazioni con aneddoti sul suo abuelo piemontese e che, una volta scoperto da dove venivamo, ci ha presi decisamente a cuore.
Nel suo ufficietto, il caro Jorge ci ha però spiegato che non avremmo potuto intestare a noi la macchina, perchè non abbiamo una residenza in Argentina, ostacolo aggirabile intestando la macchina alle cugine, sempre se fossero state d’accordo. Ma, soprattutto, una macchina comprata in Argentina non si può vendere all’estero. Neanche in Uruguay, figuriamoci in Messico (non siamo come voi in Europa, qui in America Latina!). Al che, vedendoci sbiancare, il gentile signore ci ha proposto di prendere la macchina, metterla su una nave da crociera, salire fino in Messico e fare il viaggio al contrario.
Nonostante l’argomento climatico (sarebbe un anno di estate. no stop.) ci abbia tentato per un attimo, ci siamo resi conto che non si può fare.
Per cui ora stiamo ri-progettando il viaggio con altri mezzi. Dobbiamo ammettere da una parte è liberatorio pensare di non doversi preoccupare di una macchina. Soprattutto quando hai appena scoperto dove si trova il motore (pensavo fosse sotto, invece è davanti, ora vorrei capire sotto cosa c’è). Dall’altra ora abbiamo un po’ di cose da ripensare e riorganizzare.
Ma andremo a Cuba! E non attraverseremo l’amazzonia e la Bolivia in macchina.
Morale della favola: gli imprevisti fanno perdere tempo e sono un po’ una menata, ma molto spesso alla fine è meglio così!
Ah, prossima parada: Uruguay! Consigli, contatti e l’indirizzo di Mujica sono i benvenuti!