La comunità di Temicuicui ci è piaciuta subito, dal momento in cui abbiamo letto la sua storia, quasi per caso, in un bar di Neuquen. I camerieri si ostinavano ad ignorarci mentre e noi programmavamo il nostro itinerario delle settimane successive nelle quali volevamo conoscere i mapuche in Cile. Abbiamo trovato il link al blog nel giornale online pais mapuche. Dopo aver letto della loro storia, di un conflitto che andava avanti da anni, abbiamo deciso di provare a contattarli per vedere se c’era modo di visitare la comunità. La risposta è stata quasi immediata e due settimane dopo abbiamo incontrato Jaime, che ci ha accompagnati in questo viaggio all’interno della sua famiglia e della sua comunità. Continue reading
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Justicia y Dignidad: dal Chaco a plaza de Mayo
Martedì mattina siamo andati a correre, io la trascinatrice, Marco il trascinato, con un’inversione di ruoli dopo i primi cinque minuti. Al ritorno, siamo passati per plaza de Mayo, dove c’era la stessa barricata che avevamo visto al corteo dell’8 marzo. Ci avviciniamo curiosi e scopriamo delle tende, degli striscioni con la scritta MIJD e un centinaio di persone. Decidiamo di tornare in serata a chiedere delucidazioni.
Le persone accampate hanno tratti indios e ci sono giovani, anziani e bambini. Un primo gruppo di persone ci spiega che vengono dal nord dell’Argentina e ci parla di problemi legati alla mancanza di acqua e di lavoro nella loro regione. Ci indicano una tenda rossa, dall’altro lato, come la tenda del coordinatore, è con lui che dobbiamo parlare.
Incontriamo un altro signore e ci raggiunge Pasqual, il primo a non essere intimidito dalle nostre domande che ci racconta un po’ più nello specifico delle rivendicazioni di questo movimento, mentre il suo amico continua a offrirci mate. Scopriamo, così che MIJD sta per Movimiento Indipendiente Justicia y Dignidad Mecha, è stato fondato il 24 agosto di 15 anni fa da Mercedes Sanchez, la leader del movimento, con cui parleremo più tardi, e una decina di altre persone che vengono dalla regione del Chaco, a nord dell’Argentina, ai confini con il Paraguay.
Ciò per cui si batte il MIJD è una politica economica che favorisca lavoro, salute, istruzione e accesso alle risorse per le persone che vivono nella regione.
Sono accampati per parlare con Jorge Capitanich, l’attuale presidente di gabinetto del governo Kirchner, ex presidente della regione. Capitanich (che all’inizio noi pensavamo si chiamasse Capitan Hitch, ma vabbè) aveva dialogato con il movimento e promesso politiche a favore degli abitanti del Chaco, ma una volta ottenuto l’incarico, a novembre, il suo successore si è rimangiato ogni promessa e ha represso le proteste.
Rafael, un altro fondatore del movimento ci parla di problematiche come la mancanza di scuole per tutti i bambini, di ospedali e di medici specialisti e racconta che lui è qua anche perchè la sua bambina, che ha due mesi, ha un problema per cui è necessario drenare dei liquidi dalla sua scatola cranica e questo non sarebbe stato possibile se fosse rimasto là, ci parla del corso d’acqua deviato per alimentare una miniera a cielo aperto, che ha privato gli abitanti di una risorsa fondamentale per vivere, per pescare e per cacciare.
Arriva Mercedes, stanca, dopo la lunga giornata di riunioni, ci ringrazia per il nostro interessamento e ci parla di come questo movimento non chieda altro che avere le risorse per lavorare ed essere autosufficienti, ci spiega quanto sia stato impegnativa, anche economicamente, per loro questa trasferta porteña e afferma che staranno accampati fino a quando sarà necessario. Ci racconta che il movimento ha una cooperativa, un’università popolare e ha creato un partito che corre alle elezioni regionali per autorappresentarsi. Il partito unisce diversi movimenti sociali, ovviamente non ha vinto le elezioni, ma permette un coordinamento tra le diverse istanze dei vari movimenti.
Per fortuna stanno ricevendo sostegno da altri movimenti in città che hanno sfilato con loro mercoledì, mentre venerdì in Chaco ci sono state manifestazioni in loro sostegno, mentre loro stavano sotto un copioso acquazzone a Buenos Aires. Domenica mattina siamo tornati a parlare con Mercedes, che ci ha detto che nulla si sta muovendo ancora e che loro rimarranno fino a quando non riceveranno risposte concrete sulle politiche economiche per la regione. In molti ci invitano a vedere i loro puebliti (ci sono persone da diversi villaggi, con rivendicazioni e bisogni diversi). E noi abbiamo detto di sì!
Questa è la prima vera storia che raccontiamo su questo blog, ma abbiamo l’impressione che di storie così ne sentiremo tante nel corso di quest’anno.
Sono storie che ti fanno sentire irrimediabilmente privilegiato, che sucitano rabbia e grande ammirazione e che fanno venire voglia di lottare a fianco di queste persone che nella difficoltà non perdono la dignità, la generosità e la determinazione.
Pensiamo di avere molto, ma molto da imparare da loro.Martedì mattina siamo andati a correre, io la trascinatrice, Marco il trascinato, con un’inversione di ruoli dopo i primi cinque minuti. Al ritorno, siamo passati per plaza de Mayo, dove c’era la stessa barricata che avevamo visto al corteo dell’8 marzo. Ci avviciniamo curiosi e scopriamo delle tende, degli striscioni con la scritta MIJD e un centinaio di persone. Decidiamo di tornare in serata a chiedere delucidazioni.
Le persone accampate hanno tratti indios e ci sono giovani, anziani e bambini. Un primo gruppo di persone ci spiega che vengono dal nord dell’Argentina e ci parla di problemi legati alla mancanza di acqua e di lavoro nella loro regione. Ci indicano una tenda rossa, dall’altro lato, come la tenda del coordinatore, è con lui che dobbiamo parlare.
Incontriamo un altro signore e ci raggiunge Pasqual, il primo a non essere intimidito dalle nostre domande che ci racconta un po’ più nello specifico delle rivendicazioni di questo movimento, mentre il suo amico continua a offrirci mate. Scopriamo, così che MIJD sta per Movimiento Indipendiente Justicia y Dignidad Mecha, è stato fondato il 24 agosto di 15 anni fa da Mercedes Sanchez, la leader del movimento, con cui parleremo più tardi, e una decina di altre persone che vengono dalla regione del Chaco, a nord dell’Argentina, ai confini con il Paraguay.Martedì mattina siamo andati a correre, io la trascinatrice, Marco il trascinato, con un’inversione di ruoli dopo i primi cinque minuti. Al ritorno, siamo passati per plaza de Mayo, dove c’era la stessa barricata che avevamo visto al corteo dell’8 marzo. Ci avviciniamo curiosi e scopriamo delle tende, degli striscioni con la scritta MIJD e un centinaio di persone. Decidiamo di tornare in serata a chiedere delucidazioni.
Le persone accampate hanno tratti indios e ci sono giovani, anziani e bambini. Un primo gruppo di persone ci spiega che vengono dal nord dell’Argentina e ci parla di problemi legati alla mancanza di acqua e di lavoro nella loro regione. Ci indicano una tenda rossa, dall’altro lato, come la tenda del coordinatore, è con lui che dobbiamo parlare.
Incontriamo un altro signore e ci raggiunge Pasqual, il primo a non essere intimidito dalle nostre domande che ci racconta un po’ più nello specifico delle rivendicazioni di questo movimento, mentre il suo amico continua a offrirci mate. Scopriamo, così che MIJD sta per Movimiento Indipendiente Justicia y Dignidad Mecha, è stato fondato il 24 agosto di 15 anni fa da Mercedes Sanchez, la leader del movimento, con cui parleremo più tardi, e una decina di altre persone che vengono dalla regione del Chaco, a nord dell’Argentina, ai confini con il Paraguay.
Ciò per cui si batte il MIJD è una politica economica che favorisca lavoro, salute, istruzione e accesso alle risorse per le persone che vivono nella regione.
Sono accampati per parlare con Jorge Capitanich, l’attuale presidente di gabinetto del governo Kirchner, ex presidente della regione. Capitanich (che all’inizio noi pensavamo si chiamasse Capitan Hitch, ma vabbè) aveva dialogato con il movimento e promesso politiche a favore degli abitanti del Chaco, ma una volta ottenuto l’incarico, a novembre, il suo successore si è rimangiato ogni promessa e ha represso le proteste.
Rafael, un altro fondatore del movimento ci parla di problematiche come la mancanza di scuole per tutti i bambini, di ospedali e di medici specialisti e racconta che lui è qua anche perchè la sua bambina, che ha due mesi, ha un problema per cui è necessario drenare dei liquidi dalla sua scatola cranica e questo non sarebbe stato possibile se fosse rimasto là, ci parla del corso d’acqua deviato per alimentare una miniera a cielo aperto, che ha privato gli abitanti di una risorsa fondamentale per vivere, per pescare e per cacciare.
Arriva Mercedes, stanca, dopo la lunga giornata di riunioni, ci ringrazia per il nostro interessamento e ci parla di come questo movimento non chieda altro che avere le risorse per lavorare ed essere autosufficienti, ci spiega quanto sia stato impegnativa, anche economicamente, per loro questa trasferta porteña e afferma che staranno accampati fino a quando sarà necessario. Ci racconta che il movimento ha una cooperativa, un’università popolare e ha creato un partito che corre alle elezioni regionali per autorappresentarsi. Il partito unisce diversi movimenti sociali, ovviamente non ha vinto le elezioni, ma permette un coordinamento tra le diverse istanze dei vari movimenti.
Per fortuna stanno ricevendo sostegno da altri movimenti in città che hanno sfilato con loro mercoledì, mentre venerdì in Chaco ci sono state manifestazioni in loro sostegno, mentre loro stavano sotto un copioso acquazzone a Buenos Aires. Domenica mattina siamo tornati a parlare con Mercedes, che ci ha detto che nulla si sta muovendo ancora e che loro rimarranno fino a quando non riceveranno risposte concrete sulle politiche economiche per la regione. In molti ci invitano a vedere i loro puebliti (ci sono persone da diversi villaggi, con rivendicazioni e bisogni diversi). E noi abbiamo detto di sì!
Questa è la prima vera storia che raccontiamo su questo blog, ma abbiamo l’impressione che di storie così ne sentiremo tante nel corso di quest’anno.
Sono storie che ti fanno sentire irrimediabilmente privilegiato, che sucitano rabbia e grande ammirazione e che fanno venire voglia di lottare a fianco di queste persone che nella difficoltà non perdono la dignità, la generosità e la determinazione.
Pensiamo di avere molto, ma molto da imparare da loro.Martedì mattina siamo andati a correre, io la trascinatrice, Marco il trascinato, con un’inversione di ruoli dopo i primi cinque minuti. Al ritorno, siamo passati per plaza de Mayo, dove c’era la stessa barricata che avevamo visto al corteo dell’8 marzo. Ci avviciniamo curiosi e scopriamo delle tende, degli striscioni con la scritta MIJD e un centinaio di persone. Decidiamo di tornare in serata a chiedere delucidazioni.
Le persone accampate hanno tratti indios e ci sono giovani, anziani e bambini. Un primo gruppo di persone ci spiega che vengono dal nord dell’Argentina e ci parla di problemi legati alla mancanza di acqua e di lavoro nella loro regione. Ci indicano una tenda rossa, dall’altro lato, come la tenda del coordinatore, è con lui che dobbiamo parlare.
Incontriamo un altro signore e ci raggiunge Pasqual, il primo a non essere intimidito dalle nostre domande che ci racconta un po’ più nello specifico delle rivendicazioni di questo movimento, mentre il suo amico continua a offrirci mate. Scopriamo, così che MIJD sta per Movimiento Indipendiente Justicia y Dignidad Mecha, è stato fondato il 24 agosto di 15 anni fa da Mercedes Sanchez, la leader del movimento, con cui parleremo più tardi, e una decina di altre persone che vengono dalla regione del Chaco, a nord dell’Argentina, ai confini con il Paraguay.
Ciò per cui si batte il MIJD è una politica economica che favorisca lavoro, salute, istruzione e accesso alle risorse per le persone che vivono nella regione.
Sono accampati per parlare con Jorge Capitanich, l’attuale presidente di gabinetto del governo Kirchner, ex presidente della regione. Capitanich (che all’inizio noi pensavamo si chiamasse Capitan Hitch, ma vabbè) aveva dialogato con il movimento e promesso politiche a favore degli abitanti del Chaco, ma una volta ottenuto l’incarico, a novembre, il suo successore si è rimangiato ogni promessa e ha represso le proteste.
Rafael, un altro fondatore del movimento ci parla di problematiche come la mancanza di scuole per tutti i bambini, di ospedali e di medici specialisti e racconta che lui è qua anche perchè la sua bambina, che ha due mesi, ha un problema per cui è necessario drenare dei liquidi dalla sua scatola cranica e questo non sarebbe stato possibile se fosse rimasto là, ci parla del corso d’acqua deviato per alimentare una miniera a cielo aperto, che ha privato gli abitanti di una risorsa fondamentale per vivere, per pescare e per cacciare.
Arriva Mercedes, stanca, dopo la lunga giornata di riunioni, ci ringrazia per il nostro interessamento e ci parla di come questo movimento non chieda altro che avere le risorse per lavorare ed essere autosufficienti, ci spiega quanto sia stato impegnativa, anche economicamente, per loro questa trasferta porteña e afferma che staranno accampati fino a quando sarà necessario. Ci racconta che il movimento ha una cooperativa, un’università popolare e ha creato un partito che corre alle elezioni regionali per autorappresentarsi. Il partito unisce diversi movimenti sociali, ovviamente non ha vinto le elezioni, ma permette un coordinamento tra le diverse istanze dei vari movimenti.
Per fortuna stanno ricevendo sostegno da altri movimenti in città che hanno sfilato con loro mercoledì, mentre venerdì in Chaco ci sono state manifestazioni in loro sostegno, mentre loro stavano sotto un copioso acquazzone a Buenos Aires. Domenica mattina siamo tornati a parlare con Mercedes, che ci ha detto che nulla si sta muovendo ancora e che loro rimarranno fino a quando non riceveranno risposte concrete sulle politiche economiche per la regione. In molti ci invitano a vedere i loro puebliti (ci sono persone da diversi villaggi, con rivendicazioni e bisogni diversi). E noi abbiamo detto di sì!
Questa è la prima vera storia che raccontiamo su questo blog, ma abbiamo l’impressione che di storie così ne sentiremo tante nel corso di quest’anno.
Sono storie che ti fanno sentire irrimediabilmente privilegiato, che sucitano rabbia e grande ammirazione e che fanno venire voglia di lottare a fianco di queste persone che nella difficoltà non perdono la dignità, la generosità e la determinazione.
Pensiamo di avere molto, ma molto da imparare da loro. Continue reading