ecosol

Ma… Che cos’è l’economia solidale?

SETTEMBRE 2010

– Quindi su cosa la fai la tesi?
– Sull’economia solidale.
– (pausa perplessa) Ahhhh! C’è un vento terribile in questi giorni, non trovi?

SETTEMBRE 2013

– Quindi su cosa lo fai il viaggio?
– Sui movimenti sociali..
– Ah! Bello!
– Sì! E sull’economia solidale.
– (pausa perplessa) Ahhhh! Ma parlami di questa storia delle ricette…

Economia sociale, economia solidale, economia civile, altra economia, no profit, economie sociale et solidaire, economia solidaria, economia popular de solidaridad, economia sociale y solidaria, cooperativismo, finanza etica, microcredito, commercio equo, mutualismo, terzo settore. Con tutte queste definizioni e categorie è ovvio che nessuno ci capisce niente su cosa sia l’economia solidale.

In più il problema è che chi sa che cos’è sa anche che ci vuole almeno un monologo di mezz’ora per rendere l’idea. Pablo Guerra infatti, per far capire quanto il tema sia complicato dà come primo compito ai suoi studenti di digitare economia solidale e riportare tre definizioni diverse. E chi è Pablo Guerra? Quello che se dici ‘economia solidale’ e ‘Uruguay’ nella stessa frase la gente risponde ‘devi incontrare Pablo Guerra!’.

Martedì abbiamo assistito alla sua lezione sulla definizione di economia solidale. Una delle. Che si è aperta con la dichiarazione che ‘non esiste una definizione inequivocabile di economia solidale‘. Ma, poi, qualche riferimento ce l’ha dato.

Continue reading

bandiera1

Impressioni porteñe – seconda parte

Eccoci, in diretta da Montevideo con la seconda parte del nostro post su Buenos Aires..

Arbolitos e cambio. Oltre ad essere una moneta sociale molto diffusa in Argentina tra il 2001 e il 2004, gli arbolitos sono gli omini  che cambiano i soldi in calle Florida, una via pedonale del centro di Baires. Ogni 2metri circa, come alberi in un boulevard, ci sono persone che ripetono ininterrottamente ‘cambio, cambio, cambio’o ‘euro, dolares, cambio’. Tipo il Signor ‘becks-moretti-ceres’ che vende la birra agli imbarchini del Valentino. La transazione può avvenire per cambiostrada o dentro questi chioschi, che contengono dei veri e propri ufficetti. Con questi omini un euro vale 14 pesos, in banca 10.80, fate un po’ voi. Invece, ritirare al bancomat è abbastanza snervante, spesso la carta non viene accettata per misteriosi motivi. Anche se si riesce a stabilire una sintonia con il distributore di banconote non si possono ritirare più di 1000 pesos al giorno. La vita costa meno che in Italia, mangiare costa decisamente meno, ma tutto ciò che è tecnologico è più caro e in genere più difficile da trovare. Problemi d’importazione, dicono. Continue reading

DSC_0053

Hotel BAUEN, dopo 11 anni la lucha sigue

Entriamo per prima volta all’hotel BAUEN venerdì 21 marzo in occasione della festa per l’undicesimo anno dalla sua occupazione e della presentazione dell’ultimo rapporto sulle imprese recuperate in Argentina. Ci ha invitati Andrés Ruggeri, direttore della Facultad Abierta dell’Università di Buenos Aires, con il quale abbiamo chiacchierato cucinando churrascos la settimana prima.

Si tratta di imprese che in seguito all’abbandono da parte dei padroni sono state occupate dai lavoratori, decisi a conservare il loro lavoro. È un fenomeno che in Argentina esplode con la crisi del 2001, ma che continua a crescere. Oggi 13.500 persone lavorano in 311 imprese autogestite. Erano 36 nel 2001, 163 nel 2004 e 247 nel 2010. Questo indica un cambio nella mentalità dei lavoratori argentini, spiega Andrés durante la presentazione, che ora considerano l’occupazione come una via percorribile per mantenere il proprio posto di lavoro. I settori coperti sono molto diversi: dal metallurgico al tessile, dal grafico al gastronomico.

Continue reading

IMG_5939

Impressioni porteñe – prima parte

Ecco l’immancabile post su Buenos Aires che tutti stavate aspettando. O forse no, aggiunge Marco. Io dico di sì. Comunque siamo d’accordo sullo scriverlo in ogni caso.

Lingua. Buenos Aires, prima di tutto, si dice anche Baires, che fa molto più figo e già quasi autoctono, invece l’aggettivo per riferirsi ad abitanti e cose che appartengono a Buenos Aires è porteño. Lo spagnolo che si parla in Argentina ha qualche piccola differenza rispetto a quello a cui siamo abituati in Europa. Prima di tutto si parla più lentamente, in modo più rilassato, il che a noi piace molto. Inoltre, la doppia l e la y seguita da vocale si pronunciano con un suono misto simile alla j alla francese o una sc, a seconda di chi parla. Per cui, per esempio  la frase ‘io sono sono di sevilla e parlo spagnolo’ suona così: ‘jo soy de sevija y hablo castejano’. Per dire va bene si dice dale e un intercalare molto usato, che vuol dire capito è ‘viste?’. 

Strade e quadras. Baires è grande, le vie spesso sono possono avere tranquillamente 8 corsie e durano almeno 5.000 numeri, se no non AVENIDA DE MAYOvale. Avenida Rivadavia, per esempio, arriva fino al 14.000! La numerazione, poi, è piuttosto casuale, può saltare dal 1.100 al 1.300 senza che nessuno si scomponga. I numeri partono in plaza del Congreso e vanno a crescere. Le distanze a Buenos Aires si misurano in quadras. Una quadra è un isolato, ma è piuttosto frequente che ti si dica che un posto sta 25 quadras. Il che presuppone una conoscenza della geografia urbana decisamente fuori dal comune. Abbiamo passato giorni a interpellarci sull’argomento, facendo ipotesi strampalate. Alla fine, abbiamo chiesto. E abbiamo scoperto che, no, per le distanze di questo genere le persone non sanno per davvero quanti isolati ci sono e che una quadra misura circa 100 metri! Questa scoperta è stata deludente e rassicurante al tempo stesso… Continue reading