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Impressioni porteñe – seconda parte

Eccoci, in diretta da Montevideo con la seconda parte del nostro post su Buenos Aires..

Arbolitos e cambio. Oltre ad essere una moneta sociale molto diffusa in Argentina tra il 2001 e il 2004, gli arbolitos sono gli omini  che cambiano i soldi in calle Florida, una via pedonale del centro di Baires. Ogni 2metri circa, come alberi in un boulevard, ci sono persone che ripetono ininterrottamente ‘cambio, cambio, cambio’o ‘euro, dolares, cambio’. Tipo il Signor ‘becks-moretti-ceres’ che vende la birra agli imbarchini del Valentino. La transazione può avvenire per cambiostrada o dentro questi chioschi, che contengono dei veri e propri ufficetti. Con questi omini un euro vale 14 pesos, in banca 10.80, fate un po’ voi. Invece, ritirare al bancomat è abbastanza snervante, spesso la carta non viene accettata per misteriosi motivi. Anche se si riesce a stabilire una sintonia con il distributore di banconote non si possono ritirare più di 1000 pesos al giorno. La vita costa meno che in Italia, mangiare costa decisamente meno, ma tutto ciò che è tecnologico è più caro e in genere più difficile da trovare. Problemi d’importazione, dicono.

Manifestazioni e politicizzazione. Al di là del tema del nostro viaggio, sarebbe stato impossibile, almeno vivendo in centro, non manifestazioneimbattersi in manifestazioni, quasi quotidiane, per i più svariati motivi. Sono caratterizzate da tamburi, canti e un’alta densità di bandiere, attaccate a canne di bambù. Spesso i gruppi politici oltre alle bandiere e gli striscioni hanno anche maglie dello stesso colore. Cortei a parte, l’Argentina è il posto più politicizzato che abbiamo visto. Le sedi di partiti e movimenti sono diffusissime e tutti hanno un’idea politica. Spesso critica nei confronti del governo, ovviamente, e c’è un po’ il mito che l’Argentina sia il posto peggio governato al mondo, il che, rispetto all’Europa, dove l’essere italiani porta inevitabilmente con sè sorrisini e sfottò, ha i suoi lati positivi.

Italiani. Tutti hanno almeno un abuelo (nonno) o un bis-abuelo che viene dall’Italia, per cui l’italiano viene accolto con simpatia, sempre  e comunque. In quanto a similitudini culinarie, oltre ai già citati ñoquis, ci sono molti altri piatti italiani entrati nella tradizione argentina, con qualche piccola differenza, nel nome o nel sapore: la pizza figazzapullula, la più classica è la muzzarella, ci sono lasagne in versioni improbabili ( con pollo, con panna, con topi morti..), cannelloni, tallarin (misto tra tajarin piemontesi e tagliatelle), la fainà che sarebbe la farinata. Ma il meglio, è la focaccia, che è si è magicamente trasformata in fugazza o FIGAZZA.  Inutile parlare della nostra reazione la prima volta che ci siamo imbattutti in una figazza sul menù.

Lavorare con lentezza. È un must, soprattutto per i camerieri.

Sicurezza. È certamente un argomento molto sentito dagli Argentini. La cronaca di furti e violenze occupa gran parte dei media ed è molto usata come argomento anti-kirchnerista. Molta gente racconta di furti subiti direttamente o da conoscenti. A parte questo gran parlarne, l’idea che dà Buenos Aires non è diversa dalle città dove siamo stati finora. Si sente che c’è più povertà perché si vede gente dormire per strada e perché ci sono molti venditori ambulanti, tra cui qualche bambino. Ma, per ora, facendo tutti gli scongiuri del caso, non ci siamo mai sentiti in una situazione a rischio.


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Il papa.
È ovunque. Saluta, sorride e beve mate da locandine, giornali, tazze,
cartoline e calendari.

Bandiere. Ovunque anche loro. Alcune di dimensioni spettacolari.

Vita. C’è molta molta vita in questa città, a qualsiasi ora brulica di gente. La sera non si esce prima delle 10 e si fa mattina. Se torni alle 3 (prestino..) vedi bar pieni di gente di tutte le età. Il cocktail nazionale è il fernet-cola. Che dire, de gustibus non disputandum est, lo consiglio agli amanti del negroni e dell’unicum con acqua tonica, gli altri possono tranquillamente farne a meno.


Rio de la Plata.
Sembra mare, ma è marrone. A Quilmes abbiamo visto IMG_0061plurimi pesci morti galleggiare, vicino a pescatori che vendevano ‘pesce fresco’ (true story!). È contaminato per colpa del regime, del neoliberalismo e dei cattivi. Solo che nessuno, da allora, ha mai pensato a depurarlo.


Da non perdere.
San Telmo, tutta sempre, ma in particolare la feria, di domenica. Rimanendo sul tema mercati da fare anche la feria de mataderos, il mercato di Recoleta, il mercato del progreso su Rivadavia e il mercato coperto, sempre a San Telmo. santelmoLa Boca e le sue case multicolore. Una passeggiata a Recoleta, quartiere francese, e un giro al cimitero di Recoleta! Una serata a vedere o ballare un tango in una milonga. Plaza de Mayo e la ronda delle Madres, giovedì alle 15.30, l’associazione delle madri e il Bar in plaza del Congreso. Un caffè da MU, giornale indipendente che ha anche un bar. Una buona parrillata (=grigliatona), magari bevendo una Quilmes. L’IMPA, prima impresa recuperata, anche centro culturale. Il parco della memoria e l’EX Esma. Un giro al parco a Palermo.

Bene, questo è tutto.  A Montevideo ormai da qualche giorno, stiamo preparando un post sull’Uruguay, ma lo pubblicheremo dopo essere stati a Cabo Polonio, altrimenti detto il paradiso in terra. Possiamo anticipare, a chi si preoccupi del nostro eventuale abuso di sostanze psicotrope, che i permessi per vendere la marijuana in farmacia non sono ancora stati distribuiti.

One thought on “Impressioni porteñe – seconda parte

  1. Bello. Sono sempre avido di racconti di viaggio e tu li scrivi molto bene. — Cabo Polonio il Paradiso in terra eh? Ci credo, è radioattivo (e poi non han visto Crescentino) ;-)

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