2014-06-08 19.26.17

81 razones por luchar, quando il sovraffollamento uccide

A Santiago siamo ospiti di Penelope, che da oltre vent’anni fa teatro sociale nelle carceri. Proprio dietro casa sua c’è la prigione di San Miguel, tristemente nota per un incendio che si propagò all’alba dell’8 dicembre del 2010, provocando la morte di 81 detenuti. La più grave tragedia carceraria del Cile, il paese con il più alto rapporto tra abitanti e detenuti dell’America Latina.

Noi, questa storia l’abbiamo scoperta domenica, quando siamo andati con lei ad una marcia che si svolge l’otto di ogni mese per ricordare le vittime di questo incendio e chiedere giustizia.

L’incendio scoppiò nella torre 5, al quarto piano, a causa di una rissa tra detenuti, in cui sembrerebbe che una bombola di gas sia stata usata come lanciafiamme, dando fuoco a materassi e lenzuoli usati come divisori tra le diverse celle. In quel momento, San Miguel aveva una popolazione di 1.875 carcerati, di fronte ad una capacità di 632 posti, che equivaleva ad una sovrappopolazione del 197%. Questo breve video mostra le condizioni in cui vivono i prigionieri.

http://www.laterceratv.cl/index.php?m=video&v=15927

I gendarmi a carico della sicurezza della struttura (ovvero dei 1875 di prima..) erano quattro, appoggiati da alcune sentinelle all’esterno. I pompieri non furono chiamati dalle guardie, ma da uno dei detenuti. Inoltre, una volta giunti sul posto, i vigili del fuoco hanno dovuto attendere che i tre piani inferiori fossero evacuati, mentre coloro che si trovavano al quarto piano morivano arsi vivi.

In questa storia non ci sono colpevoli ufficiali, il processo si è concluso il 30 aprile di quest’anno con l’assoluzione degli otto gendarmi imputati.

I famigliari delle vittime hanno fondato un’associazione che si chiama 81 razones per ottenere giustizia, per mantenere vivo il ricordo e per chiedere dignità e rispetto dei diritti umani per la popolazione carceraria cilena.

Per quanto riguarda la marcia, i partecipanti erano di diverse appartenenze: una parte 2014-06-08 19.04.34anarchica, di quelli tutti neri, incappucciati e  con le maschere, che scrivono sui muri i nomi dei compagni arrestati o slogan tipo ‘odio la policia’, ‘muerte a los pacos’, ‘fuego a las carceles’ (che in questo contesto ci è sembrato di dubbio gusto).

Sparsi, alcuni parenti delle vittime portano grandi foto dei ragazzi morti nell’incendio.

Davanti, un gruppo di 2014-06-08 18.33.19mapuche, uniti per solidarietà con la causa e anche per chiedere giustizia per gli innumerevoli peñi che affollano le carceri cilene, a causa di condanne per terrorismo o in lunghissime attese di giudizio. Vestiti con abiti tradizionali ballano al suono di una banda che suona poco più indietro. Balli collettivi, bellissimi, che ti viene voglia di unirti. Pieni di colori, pieni di vita. Una bella testimonianza per rispondere alla morte e alla repressione. Petü Mogelein. Siamo ancora vivi.

Poco più indietro un gruppo più piccolo, ma molto energico, indigeni del nord, Aymara, ci 2014-06-08 18.48.41spiega Penelope. Un ultimo gruppo, sempre Mapuche chiude, con strumenti tradizionali, tra cui tamburi e un corno lunghissimo che il tipo suona girando su sè stesso.. Sotto la pioggia musica, danza, anarchici che scrivono sui muri e attaccano volantini.

Poi l’arrivo di fronte al carcere. Tutti che battono contro il cancello, per farsi sentire da chi sta dentro per fargli sapere che anche l’8 di questo mese c’è qualcuno che lotta per loro. Accendiamo delle candele di fronte allo striscione che chiede giustizia per 2014-06-08 19.26.17le vittime. Il fratello di uno di loro parla al microfono, ringrazia i presenti che ancora una volta con danze, musica e vita hanno risposto alla repressione. Aggiunge che dopo la morte del fratello lo stato non gli ha pagato uno psicologo, ma che la creazione dell’associazione e di questo percorso collettivo è stata la miglior terapia che potesse desiderare. Parla una ragazza, a quelli che stanno dentro, li saluta, dice che siamo lì perché non li abbiamo dimenticati, che gli siamo vicini.

Torno a casa con un bel groppo alla gola. Anche queste, sono storie dell’altro mondo.

Ecco il documentario 81 razones, altre foto invece sul nostro faccialibro:

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>