Category Archives: Esperienze

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Empanadas colombiane e vita comunitaria con Sorangi

Bueno… I propositi di ordine cronologico sono già sfumati, questo articolo parla del qui ed ora: Ecuador, comunità Shambalabamba e la storia di Sorangi, una dei residenti, che oltre a parlarci di lei ci ha insegnato la ricetta delle  sue deliziose empanadas colombiane.

Quando ho visto Sorangi per la prima volta era seduta nella Maloka, cucina comune e centro dell’ecovillaggio Shambalabamba, dove siamo giunti due settimane fa, quasi per caso e da dove non abbiamo molta voglia di andarcene. Stava dipingendo cartelli colorati per il festival che sarebbe cominciato di lì a poco. Leimage ho chiesto se voleva una mano, ma aveva quasi finito. Nei giorni successivi tra cucina, pittura e acquisti ho avuto l’occasione di passare un po’ do tempo con lei, ho scoperto che vive qui da un anno, che prima stava viaggiando e prima ancora insegnava all’università di Cali, in Colombia. Ho anche avuto la fortuna di partecipare ad uno dei suoi atelier di danza sperimentale e di condividere con lei dei bellissimi momenti di scambio tra donne, che qui chiamano circulos de mujeres. Continue reading

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Luis Razeto e la nueva civilizacion

Torniamo in Cile, a Santiago, dove abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Luis Razeto Migliaro, colui che trent’anni fa coniava il termine ‘economia solidaria‘, che ha poi sviluppato e sistematizzato in un’opera vastissima. Una sorta di personaggio mitico per me, che l’avevo studiato e citato ampliamente nella mia tesi. Ci ha accolti nell’università che ha fondato, l’Universitas nueva civilizacion.

Luis ci parla in italiano, perchè ha passato a Roma diversi anni, durante la dittatura, e ci chiede del nostro progetto. Noi ci raccontiamo un po’ e gli chiediamo a nostra volta di sapere di più sul concetto di nuova civiltà, o nueva civilizacion, come si dice qui,  che Razeto sta promuovendo negli ultimi anni.

Ci spiega, con grande semplicità, che la civiltà moderna, dello stato, dell’industria e delle ideologie, è in decadenza. Lo stato è in crisi, come lo sono i partiti e non riesce più a integrare giovani e a dare un ruolo agli anziani. Per questo si stanno moltiplicando disagi sociali e sofferenze in settori importanti della popolazione. E fino a qui, siamo tutti d’accordo, rispondiamo noi.

Secondo Razeto a questa crisi corrisponde la nascita di una civiltà nuova e superiore che si sta già manifestando, caratterizzata da nuova economia, non capitalistica: un’economia solidale, appunto. Questo è un processo inesorabile, ma non è facile perchè esige dalle persone cambiamenti culturali, di vita e di relazioni.

Gli chiediamo allora che cos’è per lui l’economia solidale. Ci risponde che vuol dire fare economia con solidarietà, ovvero produrre in modo cooperativo, distribuire i risultati in modo equo, in base ai diversi bisogni, consumare condividendo beni e servizi, riducendo gli sprechi e secondo le necessità della persona e del gruppo. Oggi spesso non è così, si consuma per beneficiare le imprese produttive. L’obiettivo dell’economia solidale è invece l’accumulo di conoscenze, esperienze, rapporti con altri, partecipazione. Si tratta di un modo integrale di vivere.

Razeto sottolinea che una civiltà nuova non nasce facilmente nè semplicemente, ci vogliono decenni, persino secoli, ma i risultati sono immediati per le persone che partecipano già oggi: la loro vita cambia, iniziano a crescere, sviluppano capacità che prima non avevano. Il risultato non va valutato monetariamente, anche perché nell’economia solidale si vive con meno che nell’economia capitalistica. Non si deve sempre crescere. È un modo diverso di accumulazione economica, in cui si cresce intellettualmente e individualmente, nei rapporti solidali, nell’aiuto reciproco, nella creazione di reti sempre più fitte e sempre più ampie che garantiscono soddisfazione dei bisogni.

Il professore continua dicendo che molte persone che vengono a contatto con l’economia solidale restano affascinate dai risultati che osservano, ma al momento di prendere iniziativa si trovano in difficoltà. Per due cause principali: l’indebitameno di con il sistema finanziario e la paura di uscire dal sistema e dalle sue garanzie. Bisogna decidere, ci dice con semplicità. L’economia solidale nasce da gruppi, famiglie che decidono di vivere in un altro modo.

È una decisione libera, che per questo non può pretendere di imporsi a tutti. Per questo motivo secondo lui l’obiettivo non può essere prendere il potere politico e imporre questo modo di vivere. Ma non si può imporre un processo culturale e della società civile. Non è un progetto che deve coinvolgere tutta la società simultaneamente, anche perchè questo avvenga è necessario passare attraverso il potere. E la ricerca del potere e della ricchezza sono caratteristiche di questa civiltà moderna e in crisi.

Una nuova civiltà comprende ovviamente una nuova politica. Ma questa va creata, inventata. La strada non può essere creare un nuovo partito per participare alla politica dello stato, si sta cercando così di cambiare la politica da 200 anni e questo è il risultato. Per creare una nuova politica bisogna dimenticarsi dello stato e cominciare a riprendere individualmente e socialmente il controllo delle proprie posizioni di vita.

Il cambiamento deve avvenire dal basso verso alto, tramite piccole esperienze in cui si impara a prendere decisioni, norme di vita e creare leggi in modo partecipativo. Chiaramente, se si tenta di creare una nuova politica con persone consumistiche, competitive, non si andrà molto lontano. Il concetto fondamentale è l‘autonomia, che inizia nella coscienza, nel diventare autonomi nel proprio pensiero, nei propri valori, smettendo di lasciarsi vivere dalla società e dal pensiero dominante.

Gli facciamo quindi la domanda da un milione di dollari… Come si fa? Cosa possiamo fare noi? Ci dice che per iniziare un’esperienza di economia solidale si deve partire da ciò che uno è, ciò che uno sa fare e incontrare altre persone simili complementari nelle conoscienze e creare iniziative a partire dalla realtà in cui si vive. Ci fa l’esempio dell’Universitas Nueva Civilisacion, che è un’iniziativa in corso di sviluppo di creare una università di un nuovo tipo con comunità di studio, di ricerca, di insegnamento, nella quale si cerca di conoscere secondo una struttura di conoscenza comprensiva.

L’incontro con Razeto a me ha dato tantissimo da pensare, è difficile lasciare da parte l’impostazione in cui siamo imbevuti, dove il cambiamento passa per la presa, o molto più spesso almeno a sinistra, per il tentativo di presa del potere. Eppure il discorso e le parole di Razeto filano… Una nuova civiltà non può nascere se non con una nuova politica, una nuova economia e una nuova scienza. Come mi piace. Credo che difficilmente sarò presente per vedere il completamento di questa nuova civiltà, però di certo mi piacerebbe poter vivere questo cambiamento.

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La guerra dell’acqua 14 anni dopo


Quello dell’acqua è un tema delicato in America Latina, tra fracking, miniere a cielo aperto e imprese che spesso deviano i corsi d’acqua lasciando villaggi e città intere senza una risorsa fondamentale per vivere e coltivare.

Per questo motivo molti conflitti nascono tra popolazioni e poteri economici e succede, a volte, che i cittadini vincano in questa battaglia ad armi impari. Questo è successo a Cochabamba, in Bolivia, in quella che è conosciuta come la guerra dell’acqua, iniziata nel 2000 e terminata con la cacciata dell’impresa a cui era stata appaltata la gestione dell’acqua.

Siamo giunti Cochabamba curiosi di sapere che cosa resta di questo conflitto, 14 anni dopo dal suo inizio. Continue reading

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Porotos con tallarines a Temicuicui

La comunità di Temicuicui ci è piaciuta subito, dal momento in cui abbiamo letto la sua storia, quasi per caso, in un bar di Neuquen. I camerieri si ostinavano ad ignorarci mentre e noi programmavamo il nostro itinerario delle settimane successive nelle quali volevamo conoscere i mapuche in Cile. Abbiamo trovato il link al blog nel giornale online pais mapuche.  Dopo aver letto della loro storia, di un conflitto che andava avanti da anni, abbiamo deciso di provare a contattarli per vedere se c’era modo di visitare la comunità. La risposta è stata quasi immediata e due settimane dopo abbiamo incontrato Jaime, che ci ha accompagnati in questo viaggio all’interno della sua famiglia e della sua comunità.  Continue reading

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Permacultura e teatro sociale a Santiago

Facciamo qualche passo indietro, nel tempo e nello spazio…  In Cile, a Santiago, abbiamo avuto la nostra terza esperienza di Workaway e abbiamo conosciuto il Colectivo Sustento che si occupa di giustizia e inclusione sociale.

Lo strumento principale è il teatro, lavorando nelle carceri e teatro sustentocostruendo spettacoli insieme ai detenuti. Penelope, nostra ospite e anima del collettivo, ci spiega che il teatro è un mezzo molto potente per scatenare riflessioni e fare sì che i detenuti ritornino a sentirsi persone, protagonisti, creatori in una dinamica collettiva di messaggi destinati a chi sta fuori.

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