Uno dei piacevoli imprevisti di questo viaggio sono state le radio. Ne abbiamo incontrate a Buenos Aires, a Esquél a El Maiten e a Neuquén. A Bariloche invece un programma che va in onda sul web, ogni sera.
La maggior parte di loro non sono semplicemente radio, a dirla tutta. Sono radio comunitarie. Sono tutte piccole, accoglienti e molto aperte, tant’è che ci è capitato più volte di ritrovarci a partecipare e a raccontarci ‘on air’. E le radio che abbiamo conosciuto non sono che una piccola parte di quelle che esistono sul territorio argentino: sembrerebbe che questo sia un mezzo popolare di lotta e di partecipazione, che ci fa pensare alle radio libere negli anni ’70, ma che ad oggi in Italia non è altrettanto diffuso.Ma che cos’è una radio comunitaria?
Stando all AMARC, Associazione Mondiale di Radio Comunitarie (sì, esiste!):
‘Una radio è comunitaria se promuove la partecipazione dei cittadini e difende i loro interessi. Quando nei suoi programmi si dibattono tutte le idee e si rispettano tutte le opinioni, quando si stimola la diversità culturale sopra la omogeneità commerciale, quando le donne sono protagoniste della comunicazione e non una semplice voce decorativa o un avviso pubblicitario, quando non si tollera alcuna dittatura, neanche la dittatura delle grandi case musicali, questa allora è una radio comunitaria.
Certo, questo servizio è altamente politico: è una questione di influenzare l’opinione pubblica, di contrastare il conformismo, di creare consenso, di allargare la democrazia. L’obiettivo, da cui deriva il nome, è di creare una vita comunitaria.’
Le definizioni sono plurali: ‘radio comunitarie, rurali, cooperative, partecipative, libere, alternative, educative. Alcune sono musicali, altre militanti, altre mescolano musica e militanza. Possono trovarsi in villaggi isolati, o nel cuore delle città più grandi del mondo.’
Le radio che abbiamo incontrato fin qua:
FM La tribu, Buenos Aires.
Ci accompagna alla Tribu Carlos, della rivista herramienta, ci accoglie Sébastian che ci mostra gli spazi: un bar, la radio e un giardino. Bevendo un mate ci racconta la storia de La Tribu, che ha più di vent’anni. La radio esiste dal 1989, è stata fondata da un collettivo di studenti di scienze della comunicazione. La Tribu è a tutti gli effetti una radio comunitaria, un collettivo di comunicazione e cultura che trasmette 60 programmi 24 ore al giorno su diritti umani, movimenti sociali, cultura e comunità, genere, lavoro, agricoltura, ppoli originari, studenti, economia solidale e consumo responsabile, oltre che alla promozione di artisti indipendenti.
Radio Kalewche FM, Esquél.
Andiamo alla radio un paio d’ore dopo aver messo piede a Esquél, accompagnati da un altro Sébastian, un alto couch surfer, colombiano, dottorando in biologia. La radio è una piccola casa. Entriamo. Ci sono 3 stanze con molti cartelli appesi al muro, tra cui riconosciamo quello di un concerto a Zanon, famosa fabbrica di ceramiche autogestita dai propri lavoratori a Neuquen. Il cartello che ci colpisce di più recita ‘Noi non siamo Green Peace, siamo la balena’. Anche Kalewche è una radio comunitaria, i vicini ne finanziano le attività e trasmettono da qua, dai bimbi della scuola a un signore di 90 e passa anni che ha un programma settimanale di tango. La storia di kalewche è più giovane, inizia a trasmettere dal 2010 ed è collegata al movimento NO A LA MINA, contro la costruzione di una miniera a cielo aperto per estrarre oro, a Sud di Esquel. Kalewche è una barca della mitologia mapuche che raccoglie i morti in mare per ridare loro vita a bordo, ‘Kalewche FM, la nave dei pazzi, riunisce coloro che non hanno voce e promuove la voce collettiva della comunità’.
Petü Mogeleiñ, El Maiten.
In mezzo alle montagne, tra i boschi e la steppa patagonica, non lontano dai territori recuperati dai Mapuche in seguito al conflitto con Benetton, proprietario di terre che si perdono all’orizzonte, sorge El Maiten, cittadina in cui la maggior parte della popolazione è di origine Mapuche, ma di cui solo una minoranza si riconosce come appartenente a questo popolo. Petü Mogeleiñ significa siamo ancora vivi ed è una radio Mapuche e comunitaria che esiste per dire che il popolo Mapuche non è un pezzo da museo, non è parte di un folklore distante e inoffensivo, ma un popolo vivo ed esistente che vuole condividere i suoni, le parole e le esperienze che gli appartengono. El Maiten si trova in una zona in cui i centri abitati sono pochi, il resto sono latifondi, delimitati da recinti, che costeggiano le strade, quasi deserte, per questo durante l’inaugurazione, nel marzo del 2008, Mauro Millan ha paragonato l’apertura di quasta radio all’azione di ‘desalambrar el aire’ ovvero togliere un recinto all’aria. La costruzione della radio contiene anche un pezzettino di Italia, perché ha visto la collaborazione dell’associazione Ya Basta.
Qomi Traun, Furilowche.
Non si tratta di una radio, ma di un programma web, che va in onda dal lunedì al venerdì, mandando in onda musica e notizie, di attualità e politica con attenzione alla lotta mapuche e ai popoli originari. È trasmessa da Ruben Curricoy, un mapuche che ha partecipato attivamente al movimento NO A LA MINA, a recuperazioni di terre che è anche artigiano e poeta. Abbiamo partecipato ad uno dei suoi programmi alcune notti fa, in cui Ruben condivide informazioni sui popoli in lotta, ambientalismo e sovranità alimentare, intervallate da campesine, rock mapuche o folkloristiche. Tra queste segnaliamo i Puel Kona, gruppo che abbiamo incontrato qualche giorno dopo a Neuquen.
Radio Mix 100.5, Neuquen.
Una radio che trasmette musica folcloristica dal 1997. Ci ritroviamo a partecipare ad un programma di musica campesina, dove la voce è il nostro ospite neuquino, Carlos Monsalve. Mentre nel cortile interno cuoce un asado, qui si parla di Italia e ci prendono pure in giro con una registrazione dei mondiali ’90 e la partita Italia-Argentina con lo storico ‘siamo fuori’, dopodichè mi ritrovo a parlare al telefono per 10 minuti con un’ascoltatrice originaria dell’Aquila, che ci ringrazia tanto per aver portato un po’ d’Italia a Neuquen.