guerra civile

Uruguay dall’indipendenza ad oggi, passando per Garibaldi

Quando abbiamo messo piede a Montevideo l’unica nozione storico-politica che avevamo su questo paese era collegata a Mujica: tupamaros, la guerriglia contro la dittatura di cui faceva parte, ergo dittatura, l’elezione nel 2009, il discorso all’ONU e le politiche su aborto, matrimoni gay e marijuana.

Ma cosa è successo prima? Questo post racconta un po’ la storia di lo que se pasò in questo piccolo e interessante paese che è collegato al nostro più di quanto non pensassimo.

Ora l’Uruguay è governato dal frente amplio, una coalizione di sinistra, ma prima c’erano solo due partiti principali, che si sono palleggiati il potere dal 1828, anno dell’indipendenza.

Questi due partiti si chiamavano Blancos e Colorados.

Conservatori i primi, inizialmente guidati da Oribe, progressisti i secondi, sotto la leadiship di Riveira. La tensione tra questi due movimenti sfociò quasi subito in una vera e propria guerra civile, un conflitto tra i due partiti per il controllo dell’Uruguay, ma anche tra interessi europei ed argentini. L’Argentina sperava di annettere l’Uruguay e si alleò con i Blancos. Con i progressisti invece la Francia, che preferiva interfacciarsi economicamente con piccoli stati che con colossi come Argentina e Brasile. Il fronte blanco-argentino aveva anche una matrice xenofoba, anche per questo gli immigrati Italiani presenti in Uruguay si unirono alla causa colorada.

Tra questi nienetpopodimeno che Giuseppe Garibaldi, arrivato a Rio nel 1834 per sfuggire ad una condanna a morte per un tentativo insurrezionale in Liguria. In Brasile si era unito alla rivoluzione degli straccioni contro l’impero brasiliano in Rio Grande Do Sul. Dopo 5 anni giunse in Uruguay, deluso dalla la violenza e dalla corruzione così lontane dagli ideali di liberazione in cui credeva, insieme ad Anita, che sposerà proprio a Montevideo. A causa di questa delusione umana e politica cercò all’inizio di condurre una vita tranquilla, lontana dalle lotte degli ultimi anni, come semplice insegnante di matematica. Ma questa calma durò poco, ben presto indosserà l’uniforme rossa dei Colorados e sarà protagonista di questa lunga guerra (12 anni!) in cui si distinguerà per le sue qualità di comandante.

Dettaglio interessante: la “Legione Italiana” organizzata nel 1843 e capitanata da Garibaldi fu, a 18 anni dall’unità d’Italia, la prima unità militare comandata da italiani e composta da cittadini di ogni regione. Il battaglione fu costituito senza rifornimenti, calzature, nè divise, ma questo non impedì agli italiani di battersi e aiutavarsi a vcenda come fratelli di una stessa partia, che in realtà ancora non esisteva.

Alla fine i Colorados vinsero la guerra anche grazie al tradimento del generale che guidava le truppe Argentine, che si stufò sia di Oribe che del governo dittatoriale presente in Argentina e che se ne andò, lasciando il capo dei Blancos da solo. Tornato in patria, già che c’era, rovesciò il dittatore.

Da questo momento, i Colorados governarono quasi ininterrottamente fino a poco prima della dittatura, e fecero dell’Uruguay uno stato laico con politiche estremamente all’avanguardia, come l’abolizione della schiavitù nel 1852, la legge sul divorzio e l’abolizione della pena di morte nel 1907 e il suffragio femminile nel 1927.

Col passare degli anni, però, le politiche dei Colorados diventarono sempre più di destra e meno democratiche, fino al punto che per mantenere il potere si servirono ben due volte di colpi di stato per rovesciare i Blancos.

Negli anni ’60, dopo un breve periodo blanco, tornano al potere i Colorados. Purtroppo il presidente morì poco dopo essere stato eletto e fu sostituito dal suo vice Pacheco Areco, che attuò politiche anti-inflazionistiche che portarono povertà, incazzatura generale e alla nascita dei Tupamaros, movimento di guerriglia di ispirazione marxista. La contro-reazione del governo fu la promulgazione della legge marziale e la sospensione delle libertà civili.

Nel ’72 sale al potere Bordaberry, un proprietario terriero, colorado ma non troppo, che con la scusa dei tupamaros fa un colpo di stato, scioglie le camere, e inizia una campagna di repressione spietata che si macchia di molti omicidi e che causa molte fughe dal paese.

In politica economica si comporta esattamente come il suo predecessore con tagli alla spesa sociale ai quali fanno seguito proteste e scioperi. Brodaberry verrà poi rovesciato da un altro golpe guidato da Aparicio Méndez, alla guida di un governo militare che, per non essere da meno, priva dei diritti politici tutte le persone politicamente attive tra il 1966 e il 1973 e si impegna a riempire la carceri già strapiene a causa del suo predecessore.

Alla fine degli anni ’70 inizia la crisi del governo militare, che si conferma con la sconfitta nel referendum per cambiare la costituzione, fino a quando nell’84 viene annunciato il ritorno al potere dei civili, dopo una protesta generale durata 24 ore, e, probabilmente anche a causa del fatto che i militari non avevano carceri abbastanza capienti per contenere tutta sta gente.

Le elezioni portano alla vittoria di Sanguinetti, un altro colorado, che con una colossale amnistia libera tutti coloro che avevano commesso reati politici, militari inclusi.

A causa delle politiche neoliberiste volute dalla banca mondiale i Colorados iniziano a perdere sempre più voti, finché nel 2004 vince per la prima volta la sinistra del frente amplio (la coalizione di cui fa parte Pepe), una mescolanza di democratici, comunisti, ex tupamaros, democristiani, socialisti e altri con Vasquez come presidente, che pone fine alla politica di impunità dei criminali della dittatura.

Alle elezioni sucessive vince invece il Pepe, che prima era ministro dell’agricoltura.

Il resto, è storia.

2 thoughts on “Uruguay dall’indipendenza ad oggi, passando per Garibaldi”

  1. Bello bello bello, si legge che è un piacere, però Marco tornaci sopra e correggi tutti gli errori di battitura che non sono pochi. Bacio bacio mamma

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