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Peninsula Valdes

Dunque, vi abbiamo lasciati a Puerto Madryn con gli elefanti marini.

Ci svegliamo il giorno dopo alle 8 per andare alla peninsula Valdés, dove c’è TUTTO: elefanti marini, leoni marini, pinguini, guanachi, ñandú, armadilli, lepri patagoniche, condor. Pure puma, dicono, anche se nessuno li ha mai visti e a dicembre-gennaio la balena franca, quella di Moby Dick e di Capossela! Inoltre possibile avvistamento di orche, che, come ci insegnano i documentari che hanno riempito i miei pomeriggi e quelli di alcuni altri miei amici, si spiaggiano per predare i cuccioli di leoni marini che incautamente vanno a giocare sul bagnasciuga.

Di fronte a noi una giornata stupenda, caldo, sole, un po’ di vento per noi, niente di più che una lieve brezza, stando ai locali. Ci guida un rastone questa volta, Ugo, all’inizio siamo delusi perché la guida del giorno prima ci era piaciuta moltissimo, ma alla fine diventiamo amiconi, al punto che ci si prende una birra dopo il giro e ci si aggiunge su facebook! Con noi, a partire da porto piramide, minuscolo paesino nella peninsula con noi anche Harold, un francese di Parigi, che a pranzo ci fa sganasciare tirando fuori panini e una bottiglia di vino rosso da mezzo litro. Le cliché du cliché, quoi!

A differenza di punta ninfas, nella peninsula è vietato scendere nelle spiagge, per cui la maggior parte degli animali li contempliamo da lontano. A parte i pinguini di magellano, che sono al di là di una staccionata ma a pochi centimetri da noi e un armadillo molto socievole, che si avvicina e ci cammina quasi sui piedi. Tutto ciò perché spera che gli diamo da mangiare, ci dice Ugo.

Da quando arriviamo alla penisola Ugo ci dice che in questi giorni sono state avvistate delle orche e che, con un po’ di fortuna, a punta nord potremmo vederle anche noi. A punta nord ci sono una colonia di leoni marini e di elefanti marini, con i loro cuccioli e da lontano vediamo anche degli operatori del National Geographic appostati per filmare la scena. Quando arriviamo non ci sono orche all’orizzonte, sono passate un’ora prima, ci dicono, ma potrebbero tornare. È ironico pensare come siamo tutti freneticamente in attesa che un’orca arrivi a mangiarsi un cucciolo innocente. Ma così è, sarebbe ipocrita negarlo.

Io, dopo aver osservato foche e uccelli, vado a fare una passeggiata e quando torno vedo una strana eccitazione nell’aria… Ci sono le orche! Ecco, le orche, le pinne delle orche, visibili ad un occhio nudo se sa dove guardare o con il binocolo. Stiamo mezz’ora a scambiarci binocolo e macchina foto con lo zoom, fino a quando non ci fanno male le braccia. Sono sei orche che si pappano un leoncino, (dicono, noi sul numero e sull’esito dell’attacco non è che abbiamo le idee così chiare). Riusciamo a fare qualche scatto ad uno degli attacchi, dove si vede la pinna del predatore.

Torniamo soddisfatti e finiamo la serata con birre, chiacchiere e vino in compagnia di Harold e di Ugo, pronti per la prossima tappa, Esquél, sempre patagonia, ma dal lato andino e poi Pillan Mahuiza, territorio mapuche recuperato dove passeremo qualche intensissimo giorno…

Ce l’abbiamo fatta a caricare le foto, ma su faccialibro, eccole qui!

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