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El Pepe

No, non abbiamo incontrato il presidente più povero del mondo, che in questi giorni è con Kusturica, che sta girando un documentario sulla sua vita, intitolato l’ultimo eroe.

In compenso, abbiamo chiesto a tutti quelli che abbiamo incontrato l’opinione che avessero su Pepe, come si dice qua (se dici Mujica non ti capiscono).

Il quadro è composito. Unanime è l’apprezzamento della persona Pepe Mujica, che dona gran parte del suo stipendio, che ha passato anni in prigione per le sue idee, che già da senatore si distingueva per i suoi modi austeri e per la sua semplcità. Piacciono i suoi discorsi su capitalismo e consumi, piace il suo modo di fare.

Più eterogenee sono le opinioni sul suo operato.

Tra i più critici Raúl Zibechi, giornalista, esperto di movimenti, che ha passato anni nel movimento studentesco legato ai Tupamaros e che per questo fu esiliato durante la dittatura per tornare a Montevideo negli anni ’90. Raul dice che Pepe è bello da lontano, un po’ come lo era Chavez. E che non è diverso da Cristina (Kirchner, la presidentessa dell’Argentina), se non nel suo stile di vita. Ma da un punto di vista di scelte di governo, la visione è neo-desarrollista, con sfruttamento delle risorse, miniere a cielo aperto e dipendenza economica nei confronti dei capitali esteri.

El Punkie, di Cabo Polonio e Ale, ragazzo conosciuto sempre a Cabo, concordano nell’affermare che è il presidente migliore che l’Uruguay abbia mai avuto.

Gonzalo, amico dei nostri couchsurfer di Montevideo, è molto critico nei confronti di Pepe. Dice che Cristina è più a sinistra di lui, visto che ha nazionalizzato il petrolio e altre risorse naturali. Aggiunge che le scelte che lo hanno reso popolare all’estero, come la legalizzazione dell’aborto, del matrimonio gay e della marijuana, sono frutto della pressione dei movimenti sociali in Uruguay e non fanno parte del suo programma iniziale.

Le persone che abbiamo incontrato nel giro per fabbriche recuperate ci hanno parlato del fatto che il Pepe sostiene attivamente l’autogestione, per esempio ha creato un fondo per le fabbriche recuperate e lo stato fa da garante in caso di richieste di prestiti alle banche.

Un signore, che abbiamo incontrato ad una visita ad una fabbrica recuperata ci ha detto ‘Pepe è una buona persona, vorrei un buon presidente’.

Altri dicono che bisogna tenere in considerazione quali sono le condizioni nelle quali ha iniziato. Non si può cambiare tutto e subito, dicono. Un ragazzo italiano che vive qui da qualche anno ci ha detto che ci vorrà ancora un po’ di tempo perchè gli abitanti dell’Uruguay lo apprezzino a fondo.

Un ragazzo impegnato nel movimento contro la miniera a cielo aperto ci ha spiegato come Pepe si sia impegnato per qualcosa di cui non aveva idea, per non rinunciare ai capitali stranieri. Per anni si è scontrato con i movimenti sociali che manifestavano il proprio dissenso. Ora, forse, ha capito quali sono i rischi e per questo la situazione è in stallo, ma non si sa che cosa succederà.

Insomma, come sempre, da vicino le cose si complicano e il nero e il bianco lasciano posto ad una scala di grigi. Sarebbe così bello, ogni tanto avere un buono, al potere, in cui sperare. Ma forse, come ci diceva Raùl mentre mangiavamo insieme, il problema ha a che vedere con il potere e con la forma stato. Come non si può pretendere di infilzare un pezzo di carne con una macchina fotografica, non si può immaginare uno stato dove non ci sia una distinzione tra chi governa e chi è governato e dove i primi opprimeranno inevitabilmente i secondi. Bisogna cambiare il modo di fare politica, non basta che cambino le persone che fanno politica, ci diceva il caro Raúl. Ma questa è un’altra storia. Che vi racconteremo presto..

One thought on “El Pepe”

  1. Eppure mi piace pensare a uno Stato che pur con la distinzione tra chi governa e chi è governato, non sia affatto inevitabile che i primi opprimano i secondi. Naturalmente, perché ciò accada, occorre altresì che i cittadini siano onesti e consapevoli … Utopie

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