Category Archives: Storie di viaggio

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I trasporti, paura e delirio in Bolivia

Potremmo parlare per ore dei trasporti in Bolivia, che ci hanno riservato emozioni forti.

Iniziando dai lati positivi, non si può omettere il dato economico: con 20 bolivianos, ovvero poco più di due euro, si possono fare tre ore di viaggio e anche per tratte più lunghe non si superano i dieci euro. E per i bus in città, i biglietti oscillano tra uno e tre bolivianos!

Alcune cose, però, possono lasciare perplesso il viaggiatore medio, come ad esempio il fatto che in un terminal di bus ci sono un sacco di compagnie diverse che offrono esattamente lo stesso servizio: stesse destinazioni, stessi prezzi, stessi orari. Quindi il metodo per accaparrarsi l’attenzione dell’aspirante viaggatore è urlare a squarciagola la destinazione ‘oruroruroruroooo’, ‘potosì, potosì, potosììì’ e così via. Altra peculiarità è che oltre al biglietto bisogna pagare l’ingresso alla zona bus. Una volta accaparrato il biglietto, pagato l’ingresso al terminal, inizia la sfida vera e propria, dove la perplessità si trasforma in panico e frustrazione, ovvero la ricerca disperata proprio bus, come è successo a noi nel viaggio tra Sucre e Cochabamba… Continue reading

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il mercato di Sucre

sucreIrene: Sucre è la città che più mi è piaciuta in Bolivia, il nome fa pensare al colore,  infatti il centro storico è tutto bianco. E poi c’è il mercato, enorme, quasi un mondo a sé. La prima volta che ci sono stata era mattina, Marco incredibilmente stava ancora dormendo, come anche Tomas.

Io ed Everton, più mattinieri, decidiamo di andare al mercato a comprare qualcosa per la colazione. Entriamo nella zona frutta, dove fruttadiverse signore ci invitano a provare ananas, papaia, mango, e un frutto di cui non ricordo il nome, verde fuori, bianco dentro, dolce e buonissimo. Decidiamo di continuare, passando per la zona patate e poi per la zona banane. Ci ritroviamo di fronte ad una scala circondata da donne che vendono foglie di coca, saliamo e arriviamo in zona spezie e frutta secca. Dopo aver provato un po’ di noci strane e buone attraversiamo un corridoi di fiori e ci troviamo di fronte ad una cappella, dove decidiamo di entrare. In fondo un crocifisso con capelli veri e un vestito dorato… Usciamo e ci troviamo nella zona pranzo, dove, nonostante l’orario, veniamo assaliti da donne che ci invitano a mangiare caldo de manì, ppacherò asado, picante de polloContinue reading

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Impressioni boliviane

‘Come la Bolivia non ce n’è. Sono stato in Ecuador, Colombia, Perù in questi due anni, ma la Bolivia non ha paragone!’. ci ha detto Alessandro, giovane viajero di Milano incontrato a La Paz, che ormai parla italiano con un forte accento spagnolo.

Noi siamo ancora troppo freschi per fare affermazioni così definitive, quel che è certo per ora è che la Bolivia non ci ha lasciato indifferenti.

L’ingresso. In Bolivia si entra a piedi. Noi ci siamo arrivati passando dal Nord dell’Argentina, con un bus per La Quiaca, ultima città prima della frontiera, che si raggiunge camminando. Alla dogana mostriamo il passaporto, riempiamo un foglio e siamo pronti per aprire zaini, passare per metal detector, i soliti rituali a cui ci siamo (quasi!) abituati. E invece no. Non ci controllano nulla di nulla. Passiamo un ponte e siamo in Bolivia, a Villazon, città squallida di mille contrabbandi.

I paesaggi. Qui non c’è il mare, potrebbero dire gli Statuto, ma a parte questo si trovano climi diversi e paesaggi da brivido. Le montagne dominano ad Ovest, dove abbiamo passato i primi giorni, in un tour che ci ha portati da Tupiza a Uyuni, famosa per il deserto di sale più grande del mondo, con i suoi 10.582 km² . Quattro giorni tra i 3.000 e i 5.000 metri, tra lagune di tutti i colori, montagne che sembrano disegnate, geysers e lama come se piovessero. E di notte, sua maestà Il Freddo, con picchi di -25º in rifugi rigorosamente non riscaldati. La Paz, invece è incredibile, una città a oltre 3.600 metri che sale e che scende. Ieri siamo andati nella parte alta, dove vedi letteralmente le punte delle montagne. Da lì con un pulmino ad una velocità folle, in cui ho riscoperto la fede, siamo scesi per tre ore ed il paesaggio è cambiato completamente. Dopo una valle innevata è ricomparsa la vegetazione e ci siamo trovati circondati dalla giungla! Continue reading

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IMPRESIONES PORTEÑAS – PART 1

Here we are with the post on Buenos Aires you’ve all been waiting for… or maybe not, Marco says. I think you were. But we’ve both agreed that we are writing it anyway.

Language. First of all, Buenos Aires is also known as Baires, which is way cooler and makes us feel almost native-like already. The adjective you use to refer to people and things from Buenos Aires is porteño. The variety of Spanish spoken here in Argentina is slightly different from what we’re used to in Europe – slower and more relaxed, which we wholeheartedly approve of. What’s more, the pronunciation of the double ‘l’ and of ‘y’ followed by a vowel is very similar to that of the letter ‘j’ in French or ‘sc’ in Italian, depending on who’s speaking. For example, the sentence ‘I am from Sevilla and I spean Spanish’ sounds more or less like ‘Jo soy de Sevija y hablo castejano’. ‘Okay’ is dale, and a very common expression is viste?, meaning ‘understood?’. Continue reading

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Il Don Chisciotte di Humahuaca

Siamo giunti a conoscere questo singolare personaggio a Humahuaca, cuore dell’omonima quebrada, nella regione di Jujuy, a nord dell’Argentina, dove abbiamo visto paesaggi spettacolari, con canyon, montagne colorate e costellate da cactus. Humahuaca è un villaggio che vive principalmente di artigianato, dove abbiamo cominciato a respirare un’aria genuinamente latinoamericana, vista l’altissima percentuale di popolazione india e la scarsità di comodità come il wifi, che è andata ad aumentare con l’arrivo in Bolivia.

Siamo arrivati di notte, accolti da un freddo glaciale (siamo oltre i 2000 metri ed è inverno anche se di giorno fa caldissimo), aspettando l’alba in un terminal per finire in un primo Hostal gestito da una signora simpatica quanto la strega di Hansel e Gretel. Ci siamo spostati appena possibile in un altro ostello, dove abbiamo passato una notte e dove abbiamo conosciuto Celeste, un’intraprendente ragazza argentina di 21 anni che sta viaggiando da quattro mesi facendo artigianato e giocoleria.

È stata Celeste a parlarci di questo Castello del Vento, comune fondata da Raul Prchal, un vecchio anarchico decisamente fuori dal comune Continue reading