pala nel corteo

24 Marzo. Nunca más.

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Sottotitolo: per fortuna l’ignoranza è un male curabile

E fu così che sbarcammo in Argentina con una vaga, vaghissima idea della sua storia, oltre che a nozioni scarse rispetto alla sua lingua. Ma fortunatamente, chiedendo leggendo e ascoltando c’è rimedio a tutto.

Questo post parla di ciò che abbiamo imparato finora su quello che è successo in Argentina dal 1976 al 1983, durante la dittatura militare, dei posti visitati durante questi giorni legati a questo tema e su cosa significa 24 marzo a Buenos Aires.

Bene, partiamo dalle conoscenze pregresse. Chiaro, in Italia si sa che in Argentina come in molti paesi latinoamericani ci sono state dittature negli anni ’70, si sa dei desaparecidos, degli hijos, gli ignari figli di desaparecidos adottati dai loro torturatori e si sa di Peron, ma, ammettiamolo, soprattutto per via di Evita. Ovviamente esiste gente che sa tutto, ma visto che noi tutto non sapevamo vi spiegheremo un pochino, come se anche voi partiste dal nostro stesso livello di ignoranza.

Premessa: le categorie politiche a cui siamo abituati in Europa non aiutano a capire la storia dell’Argentina, e in particolare il peronismo, dal quale accenneremo il minimo indispensabile per capire quello che è successo dopo.

Peron ha governato l’Argentina dal ’46 al ’55 e godeva di un forte consenso popolare, grazie alle sue politiche contro la povertà e per il lavoro. Quello peronista è un movimento di massa, che aveva al suo interno una corrente di destra e una di sinistra.

Dal ’55 al ’74 si susseguono colpi di stato, il peronismo diventa illegale e c’è grande instabilità nel paese. Peron, esiliato, riceve asilo politico nella Spagna franchista (!). Torna nel ’74, in un momento di forte tensione tra peronisti di sinistra e di destra. La sinistra più radicale era rappresentata dai Montoneros, un’organizzazione di guerriglia che negli anni precedenti aveva svolto azioni contro il governo e che sperava in un ritorno di Peron, per instaurare uno stato nazional-socialista in Argentina. I peronisti di destra, invece, includevano conservatori e alte sfere della chiesa. Tra questi, José Rega, personaggio vicino a Peron durante l’esilio, aveva fondato il gruppo della Tripla A, Alleanza Anticomunista Argentina, terroristi di estrema destra in aperto contrasto con i Montoneros e con i guerriglieri dell’ERP, l’Ejército Revolucionario del Pueblo.

Una tensione che si concretizza nel massacro di Ezeiza: l’arrivo di Peron all’aeroporto di Buenos Aires è accolto da una folla, composta in gran parte Montoneros, vittima di una sparatoria da parte dall’organizzazione Tripla A, che portò alla morte di 13 persone e al ferimento di oltre 350.

Peron muore il primo luglio ’74. Gli succede la moglie, Isabel Martinez de Peron, detta Isabelita, che forma un nuovo governo in cui è forte l’influenza di Rega. Tutto ciò, ovviamente, non fa che aumentare la tensione tra Tripla A, Montoneros e ERP.

Isabelita nomina Videla capo dell’esercito e questi prende il potere con un Golpe, il 24 marzo ’76, iniziando un ‘Processo di Riorganizzazione Nazionale‘, conosciuto in Argentina come El Proceso. Obiettivi del Proceso sono ‘la fine del malgoverno, della corruzione e della piaga sovversiva’. La piega che prenderà il regime è chiara dai primi comunicati della giunta militare che istituiscono la pena di morte per i sovversivi, oltre allo scioglimento il parlamento e la sospensione della costituzione.

Un golpe e un governo appoggiato dagli Stati Uniti e dal Fondo Monetario Internazionale, che ‘concede’ all’Argentina un ingente prestito. Un golpe in cui gli Stati Uniti hanno un ruolo di regia, nella sua politica economica e nel suo apparato repressivo, come in tutte le dittature instaurate nell’America Latina degli anni ’70, tramite l’operazione Condor, volta ad annientare le opposizioni filo-socialiste, ritenute pericolose per gli interessi Nordamericani.

La guerra sucìa, come si chiama qua, ha fatto 30.000 vittime in Argentina, sequestrati, torturati, uccisi e tuttora, in molti casi desaparecidos. Le madri di alcuni di essi si trovano ancora oggi, a marciare in Plaza de Mayo ricordando gli orrori del terrorismo di stato. Hanno iniziato il 30 aprile 1977 a chiedere notizie dei loro figli scomparsi. Le nonne di Plaza de Mayo, las Abuelas, invece dal 1977 fanno ricerche per trovare i figli dei desaparecidos, che in molti casi ignari delle loro origini erano stati adottati dai torturatori dei loro genitori e finora ne hanno trovati 80.

Da un punto di vista economico il regime, applicò le dottrine neoliberiste, con apertura dei mercati ai capitali esteri e un drenaggio della ricchezza del paese dalle classi medie all’oligarchia, agli industriali e agli speculatori. Le parole della lettera aperta al regime di Rodolfo Walsh, pubblicata il 24 marzo ’77 e che causò la sua immediata sparizione, sono un’ottima spiegazione della politica economica della giunta militare:

Nella politica economica di codesto governo si deve ricercare non solo la spiegazione dei vostri crimini, ma una maggiore atrocità, la condanna di milioni di esseri umani alla miseria pianificata. In un anno avete ridotto il salario reale dei lavoratori al 40%, diminuito al 30% la loro partecipazione al reddito nazionale, elevato da 6 a 18 ore la giornata lavorativa di cui un operaio ha bisogno per la spesa della sua famiglia, resuscitando così forme di lavoro forzato che non rimangono nemmeno negli ultimi insediamenti coloniali. Comprimendo i salari col calcio del fucile mentre i prezzi salgono sulla punta delle baionette, abolendo ogni forma di protesta collettiva, vietando assemblee e commissioni interne, allungando orari, aumentando la disoccupazione al record del 9%, promettendo di aumentarla con 300mila nuovi licenziamenti, avete retrocesso i rapporti di produzione agli inizi dell’età industriale e quando i lavoratori hanno voluto protestare li avete chiamati sovversivi, sequestrando interi gruppi di delegati, che in alcuni casi sono riapparsi morti e in altri non sono riapparsi.I risultati di tale politica sono stati fulminanti. In questo primo anno di governo, il consumo alimentare è diminuito del 40%, quello di vestiario del 50%, quello di medicine è praticamente scomparso negli strati popolari. E ci sono zone nel Gran Buenos Aires dove la mortalità infantile supera il 30%, cifra che ci eguaglia alla Rodesia, al Dahomey e alle Guaiane, infermità come la diarrea estiva, i parassiti e persino la rabbia per le quali le cifre si accostano a record mondiali o li superano. Come se queste fossero mete desiderate e cercate, voi avete ridotto il bilancio della sanità pubblica a meno di un terzo delle spese militari, persino abolendo gli ospedali gratuiti, mentre centinaia di medici, di professionisti e di tecnici si aggiungono all’esodo provocato dal terrore, dai bassi salari o dalla «razionalizzazione». (…)

Dettata dal Fondo Monetario Internazionale secondo una ricetta che si applica indistintamente a Zaire o Cile, a Uruguay o Indonesia, la politica economica di codesta Giunta riconosce soltanto come beneficiari la vecchia oligarchia degli allevatori di bestiame, la nuova oligarchia degli speculatori e un gruppo scelto di monopoli internazionali, a cominciare dalla ITT, dalla Esso, dall’industria automobilistica, dalla U.S.Steel, dalla Siemens, cui sono personalmente legati il ministro Martínez de Hoz e tutti i membri del vostro gabinetto. (…)

Lo spettacolo della Borsa commerciale, dove in una settimana è stato possibile ad alcuni guadagnare senza lavorare il 100 e il 200%, dove ci sono imprese che dalla sera alla mattina hanno raddoppiato il loro capitale senza produrre più di prima, la pazza ruota della speculazione in dollari, lettere di cambio, valori negoziabili, l’usura semplice, che ormai calcola l’interesse ad ore, sono fatti ben curiosi sotto un governo venuto a mettere fine al “festino dei corrotti”. Privatizzando le banche si mettono il risparmio e il credito nazionale nelle mani della banca straniera, indennizzando la ITT e la Siemens si premiano imprese che hanno truffato lo Stato, ripristinando i punti di vendita si aumentano i profitti della Shell e della Esso, ribassando le tariffe doganali si crea occupazione a Hong Kong o a Singapore e disoccupazione in Argentina. Di fronte all’insieme di questi fatti ci si deve chiedere chi siano i senza patria dei comunicati ufficiali, dove stiano i mercenari al servizio di interessi estranei, quale sia l’ideologia che minaccia l’essenza nazionale.

La lettera di Walsh è pubblicata all’ex ESMA, che era stato un centro di detenzione durante la dittatura, nel cuore di Buenos Aires e che da 10 anni è stato riconvertito a centro culturale per la memoria del terrorismo di Stato.

Ci siamo stati lunedì, il 24 Marzo, dopo una giornata in cui un enorme fiume di gente ha attraversato la città per ricordare le vittime del terrorismo di stato. Una manifestazione è iniziata alle 10 di mattina, e che alle 7 quando siamo andati all’ESMA, non era ancora finita. Difficile descrivere la solennità, ma anche l’energia con cui persone di tutte le età e le organizzazioni si sono riunite per dire Nunca más. Mai più.

La giornata si è conclusa con un grandissimo concerto, nel cortile dell’ex ESMA, dove si è scelto ‘di rispondere all’orrore e all’ingiustizia con vita, gioia e allegria’ e dove hanno suonato, tra gli altri, i Pericos un gruppo ska-reggae e i Bersuit Vergarabat, gruppo molto popolare, autori de l’Argentinidad al Palo, che è quasi un inno nazionale.

Un altro posto che non si può mancare a Buenos Aires, è il parco della memoria, dove un enorme muro si affaccia sul Rio della Plata e mostra i nomi e l’età delle vittime accertate del terrorismo di stato, oltre a altre opere che in modo diverso, raccontano del regime. Il tutto è affiancato da un centro di documentazione che ospita mostre e dove si possono sfogliare libri sul tema.

Oggi, invece, siamo andati in plaza de Mayo, dove le madri sfilano ancora, tra le 15.30 e le 16, per tenere viva la memoria dei loro figli e per ottenere giustizia.

Questo è tutto, per ora. Quando eravamo all’ex ESMA abbiamo segnato qualche titolo di film sulla dittatura, nel caso in cui vi sia venuta voglia di saperne di più sull’argomento, eccoli qua:
- El amor es una mujer gorda
– Cazadores de utopias
– Garage Olimpo
– Un muro de silencio
– Juan como si nada hubiera sucedido
– Prohibido
– Infancia clandestina
– Cordero de Dios
– La historia oficial
– Hijos

Buona visione e buona memoria!

2 thoughts on “24 Marzo. Nunca más.

  1. Avevo peso questo post di cui non vedo la data. Ecco, mi sono commosso. Oddio non che a me ci voglia molto ma quanto scrivi -peraltro molto bene- dà davvero il polso della situazione non solo di ciò che accadde ma anche del come, oggi, quei ricordi vengano vissuti. Nunca Màs…

    Non so se ricordi una sera di mille anni fa in cui dopo averti portato a vedere “Il Re Leone”, ti accompagnai alle giostre al Valentino, in quel padiglione sotto il livello stradale. Proprio lì almeno un ventennio prima, grosso modo nel 1974, ci fu una memorabile sera con gli Inti Illimani a quell’epoca esuli cileni per via del colpo di stato di Pinochet. Non potrò mai ma proprio mai scordare la forza e l’impatto della lingua spagnola con cui, senza traduzione, ci raccontarono cosa stavano vivendo e della gratitudine con cui ringraziavano l’Italia per aver loro concesso asilo politico… E allora immagino cosa sia aver potuto vivere a Buenos Aires una ricorrenza come il 24 Marzo. Mi sarebbe piaciuto aveste filmato le madri e le nonne in Plaza De Mayo ma sarà per la prossima volta.

    1. Certo che mi ricordo! :)
      Abbiamo qualche girato penso, ma non abbastanza per fare un video con un senso, chissà, magari possiamo vedere qualcosa insieme al ritorno.. In ogni caso tra qualche tempo una delle madres sarà a Torino, ti faccio sapere le date appena so!

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